Con l’ordinanza n. 21635 del 28 luglio 2025, la Corte di Cassazione ha ribadito un concetto fondamentale per i contribuenti: una cartella di pagamento è radicalmente nulla se viene emessa da un Agente della riscossione privo di competenza territoriale rispetto al domicilio fiscale del cittadino. Non si tratta di un semplice cavillo formale. La competenza territoriale garantisce al contribuente di avere un interlocutore vicino, corretto e facilmente accessibile, nel pieno rispetto del diritto di difesa sancito dall’art. 24 della Costituzione. Anche se oggi la riscossione è gestita da un ente nazionale unico (Agenzia delle Entrate-Riscossione), restano in vigore le regole previste dal DPR 602/1973 sugli ambiti territoriali. Questo significa che ciascun contribuente deve ricevere gli atti dall’ufficio della propria zona di domicilio fiscale: qualsiasi “sconfinamento” comporta nullità dell’atto. La Cassazione ha chiarito un punto chiave: La competenza ad emettere la cartella è inderogabile. È possibile delegare soltanto la fase esecutiva e materiale della riscossione (art. 46 DPR 602/1973). Se invece l’emissione parte da un ufficio incompetente, la cartella è irrimediabilmente nulla: nessuna delega successiva può rimediare a questo vizio originario. Questa pronuncia rafforza un principio basilare: la riscossione deve avvenire nel rispetto delle regole di competenza e trasparenza. La nullità della cartella non è un formalismo eccessivo, ma la conseguenza naturale della violazione di norme pensate per tutelare i cittadini e garantire certezza del diritto. Perché la competenza territoriale è decisiva
Agenzia Entrate-Riscossione: ente unico ma con sedi locali
Delega e limiti
Cosa significa per i contribuenti
